PD scommette su industria -Le Rotte del Futuro- 11-12 Luglio 2025

PD scommette su industria -Le Rotte del Futuro- 11-12 Luglio 2025

Il PD scommette sull’industria: evento 11 e 12 Luglio 2025 «Le Rotte del Futuro»

Nel complesso degli studios ex De Paolis, lungo la via Tiburtina, l’afa romana di metà luglio non ha smorzato l’entusiasmo dei circa millecinquecento partecipanti accorsi per «Le Rotte del Futuro –Re‑industrializzare l’Italia e l’Europa», la due‑giorni organizzata dal Forum Industria del Partito Democratico l’11 e 12 luglio scorsi.

All’evento, pensato per rimettere al centro della discussione il ruolo dello Stato nell’economia, si sono alternati oltre quaranta speaker fra cui imprenditori, sindacalisti, ricercatori e amministratori locali. Obiettivo dichiarato: definire una rotta industriale che permetta al Paese di agganciare la duplice transizione verde e digitale senza sacrificare occupazione e coesione sociale.

Schlein: «Tornare a produrre valore, non solo profitti»

Ad aprire i lavori è stata la segretaria Elly Schlein, che dal palco ha rivendicato «la necessità di tornare a produrre valore in Italia, non soltanto profitti – e di farlo garantendo lavoro dignitoso e salari adeguati». A fare gli onori di casa Andrea Orlando, coordinatore del Forum, secondo cui «serve un Piano Industriale Nazionale che utilizzi la leva pubblica come investitore di pazienza, al pari di quanto stanno facendo Stati Uniti e Cina». In collegamento video da Londra, l’economista Mariana Mazzucato ha sottolineato l’importanza di politiche “mission‑oriented” «perché i mercati da soli non affronteranno la crisi climatica né riequilibreranno le catene globali del valore».

Cinque filiere per ripartire

Cuore dell’iniziativa è la presentazione di cinque road‑map destinate a tradursi in altrettanti dossier tecnici entro la fine di luglio:

  • Energia & Materiali – Ridurre del 40 % il differenziale di costo energetico con la media UE entro il 2030, puntando su contratti di lungo termine da fonti rinnovabili, idrogeno verde e riciclo di metalli critici.
  • Tech & Salute – Raddoppiare in cinque anni i brevetti nel life‑science, grazie a una rete di Digital Biotech Hubs e a un cloud sanitario sovrano.
  • Spazio & Comunicazioni – Conquistare l’8 % della space‑economy europea con micro‑lanciatori “Made in Italy” e investimenti da 5 mld € sugli impianti di semiconduttori di potenza.
  • Cultura & Design – Trasformare le industrie creative in laboratorio di innovazione sociale: realtà aumentata per i musei, cinema virtuale e design circolare.
  • Made in Italy circolare – Portare al 50 % la produzione “net‑zero” nelle PMI tessili e dell’arredo entro il 2035, integrando blockchain per la tracciabilità e distretti del riciclo.

Secondo una stima interna, l’attuazione delle cinque road‑map potrebbe generare 380 000 posti di lavoro qualificati, portare la spesa in ricerca e sviluppo al 2,5 % del PIL e ridurre di 48 milioni di tonnellate le emissioni di CO₂ al 2035.

Oltre la passerella: i nodi politici

Dietro la vetrina dei panel si è discusso anche dei rapporti non sempre lineari fra PD e mondo imprenditoriale. Dalle colonne di Confindustria è intervenuto il vicepresidente Francesco Carbonari, favorevole a un “Clean Industrial Deal” europeo finanziato da debito comune. Sul fronte sindacale, il segretario della CGIL Maurizio Landini ha chiesto «condizionalità sociali stringenti sugli incentivi» e un nuovo Patto di Programmazione sul modello del “just transition”.

Tra gli economisti, Leonardo Roventini (Sant’Anna di Pisa) ha ricordato che «il reshoring non è la panacea: servono politiche di domanda verde e riforme della formazione continua». Mentre Francesca Saraceno (LUISS) ha invitato a non trascurare l’impatto demografico del calo delle nascite sulla disponibilità di manodopera.

Il ruolo dei Circoli: dalla teoria alla pratica

Il piano industriale targato PD poggia in larga parte sulla mobilitazione dei Circoli territoriali. Entro settembre ogni sezione dovrà organizzare incontri pubblici, raccogliere dati su imprese e competenze locali e, soprattutto, presentare entro marzo 2026 un piano di filiera territoriale di massimo trenta pagine. «Ai Circoli chiediamo di diventare antenne sul territorio», ha spiegato Orlando, «non semplici comitati elettorali».

Per facilitare il compito, il Forum metterà online la piattaforma Open Rotte, un repository open‑source in cui confluiranno mappe di cluster industriali, linee di finanziamento e buone pratiche europee.

Prossime tappe

  • 31 luglio 2025 – Pubblicazione dei cinque dossier completi sul sito www.forumindustria.pd.it  e apertura di un periodo di consultazione pubblica di trenta giorni.
  • Autunno 2025 – Workshop itineranti nelle regioni, con la partecipazione di università e camere di commercio.
  • Gennaio 2026 – Seconda edizione della conferenza («Rotte del Futuro +6») per verificare l’avanzamento delle roadmap e lanciare i primi bandi del Fondo Italiano per la Transizione Industriale.
  • Primavera 2026 – Integrazione dei piani di filiera territoriali nel programma elettorale del PD.

Perché conta davvero

In un Veneto che teme la fuga delle aziende energivore e in una Motor Valley chiamata a riconvertirsi all’elettrico, il progetto del PD parla a un’Italia che rischia di restare schiacciata tra la superpotenza americana e l’espansionismo industriale cinese. Puntare su filiere green e deep‑tech potrebbe essere l’unico modo per alzare la produttività senza ritoccare al ribasso i diritti dei lavoratori.

Resta da vedere se il partito saprà trasformare le buone intenzioni in politiche di bilancio – e se riuscirà

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